Castello Di Melfi

Castello Basilicata, Potenza - Melfi

Epoca
XI Secolo
Visitabile
Si, pagamento
Proprietà
Demanio

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Descrizione

l Museo, ubicato all'interno del castello normanno-svevo di Melfi, presenta l'importante documentazione archeologica rinvenuta nel comprensorio del Vulture. Si tratta, in primo luogo, di corredi funerari di VII-III secolo a.C., caratterizzati, per le fasi più antiche, da raffinate ceramiche daunie a decorazione geometrica, da armature in bronzo, da preziosi ornamenti in argento, oro e ambra e da vasi in bronzo di produzione sia greca che etrusca.

Caratteristici della fase di IV-III secolo a.C. sono le ceramiche magnogreche a figure rosse e i monumentali vasi a decorazione policroma e con figure applicate, di produzione canosina, rinvenuti, in primo luogo a Lavello (l'antica Forentum).

In una torre del Castello è esposto uno straordinario sarcofago in marmo del II secolo d.C. con decorazione a rilievo, riferibile a botteghe dell'Asia minore. Sul coperchio è raffigurata la defunta "dormiente". Sulle lastre del sarcofago sono rappresentati, all'interno di nicchie, dei ed eroi romani, a testimoniare le figure mitiche di riferimento della famiglia aristocratica, cui apparteneva la donna.

Il castello di Melfi, avendo riportato numerose fasi costruttive nell'arco dei tempi, presenta una forma architettonica multistilistica, sebbene abbia conservato il suo aspetto prettamente medievale. È composto da dieci torri di cui sette rettangolari e tre pentagonali:

Torre dell'Ingresso
Torre dello Stendardo o dei Cipressi
Torre della Secretaria o Della Terrazza
Torre del Baluardo del Leone
Torre dell'Imperatore o dei Sette Venti
Torre senza nome, restano solo i ruderi
Torre di Nord Est o Torrita Parvula
Torre delle Carceri o di Marcangione
Torre della Chiesa
Torre dell'Orologio

Il castello di Melfi è formato da quattro ingressi, di cui solo uno è tuttora agibile. Il primo, situato a nord est vicino alla Torre Parvula, era collegato direttamente con la campagna ed attualmente è murato; il secondo, anch'esso murato e collocato nei pressi della Torre della Chiesa, si apre nello spalto; il terzo a sud ovest, presente vicino al Baluardo del Leone, era l'ingresso principale nell'epoca angioina e permetteva di raggiungere il fossato e la città. Il quarto, l'unico attivo, fu aperto dai Doria e funge da accesso al paese attraverso un ponte, in tempi remoti levatoio. L'interno, sebbene trasformato dai Doria, tra il XVI ed il XVIII secolo, in un palazzo baronale, conserva ancora alcuni tratti strutturali in stile normanno-svevo.

Oltrepassato il ponte si nota un portale settecentesco che contiene un'epigrafe che rende onore alle gesta di Carlo V e Andrea Doria. Procedendo si accede al cortile dove è possibile recarsi alle scuderie ed ai cortili "dello Stallaggio" e "del Mortorio", tutte opere angioine realizzate tra il 1278 ed il 1281 per volere di Carlo II d'Angiò. Sempre in stile angioino sono la "Sala del Trono" (che ospita il Museo), innalzata sul lato settentrionale, la sottostante "Sala degli Armigeri". Da menzionare anche la "Sala delle Scodelle", luogo in cui furono proclamate le Costituzioni di Melfi.

Servizi al pubblico: nei giorni di sabato e domenica sono disponibili assistenti museali per visite guidate, negli altri giorni visite guidate su prenotazione.
 

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Prezzi ed orari

Come raggiungere

sulla Strada Statale 93 Potenza-Foggia, uscita Melfi

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Paolor

Paolor

  • 14/06/2013

Il castello e' bellissimo ben tenuto, trovo assurdo che nei cortili ci siano parcheggiate le auto dei dipendenti. Non ho pagato il biglietto, cosa sbagliatissima preferisco pagare l'ingresso per il mantenimento della struttura, non è' possibile che non ci sia in vendita un catalogo del complesso, non ho trovato nelle sale neppure un custode

Storia

L'origine del castello di Melfi risale alla fine XI secolo ad opera dei normanni, sorto in posizione strategica che funge da punto di passaggio tra Campania e Puglia. Il suo collocamento era indispensabile per difendersi dagli attacchi esterni e come rifugio per gli alleati. La struttura fu luogo di avvenimenti "storici" durante l'era normanna.

A Melfi, sede della Contea di Puglia, si tennero cinque concili ecumenici, organizzati da cinque diversi Pontefici tra il 1059 e il 1137. Nell'estate del 1059, Niccolò II soggiornò nella rocca fortificata e fu al centro di importanti avvenimenti: in giugno stipulò il Trattato di Melfi, poi, dal 3 agosto al 25 agosto celebrò il Concilio di Melfi I ed infine con il Concordato di Melfi riconobbe i possedimenti conquistati dai Normanni. Il Papa nominò Roberto il Guiscardo duca di Puglia e Calabria. La città di Melfi, passava un periodo fulgido della storia: in tale circostanza fu promossa a Capitale del Ducato di Puglia e Calabria. Roberto il Guiscardo, per sposare Sichelgaita di Salerno vi mandò in esilio la prima moglie Alberada di Buonalbergo.

Nel castello di Melfi furono organizzati altri Sinodi: il papa Alessandro II dal primo agosto 1067 presiedette il Concilio di Melfi II; ricevette il Principe longobardo di Salerno, Gisulfo II, ed i fratelli Roberto il Guiscardo e Ruggero d'Altavilla. Nel corso del Concilio di Melfi III, nel 1089, il papa Urbano II indisse la Prima Crociata in Terra Santa, poi Pasquale II nel 1101 convocò il Concilio di Melfi IV ed infine Innocenzo II nel 1137 celebrò il Concilio di Melfi V, ultimo della serie. Vi fu anche nel 1130 un Concilio di Melfi non riconosciuto dalla Chiesa, perché organizzato dall'Antipapa Anacleto II, che istituì il Regno di Sicilia.

Con la venuta degli svevi, Federico II diede grande importanza al castello di Melfi e ne apportò alcuni restauri. Nel 1231, il maniero fu il luogo di promulgazione delle Costituzioni di Melfi, codice legislativo del Regno di Sicilia, alla cui stesura parteciparono Federico II assieme a persone come il suo notaio Pier delle Vigne ed il filosofo e matematico Michele Scoto. La struttura fu anche deposito delle tasse riscosse in Basilicata e prigione, ove tra i vari detenuti ci fu anche il saraceno Othman di Lucera, uscito in seguito dietro il pagamento di 50 once d'oro. Nel 1232, Federico II ospitò al castello il marchese di Monferrato e la nipote Bianca Lancia, che divenne sua moglie e da cui ebbe il figlio Manfredi. Nel 1241, il sovrano svevo rinchiuse nell'edificio due cardinali e vari vescovi francesi e tedeschi, che avrebbero dovuto far parte di un concilio papale che prevedeva la sua destituzione.

Con la decaduta degli svevi e l'arrivo dei nuovi dominatori angioini, il castello di Melfi subì massicci ampliamenti e restaurazioni, oltre ad essere eletto da Carlo II d'Angiò residenza ufficiale di sua moglie Maria d'Ungheria nel 1284. Fu ancora soggetto a modifiche nel cinquecento sotto il governo aragonese e divenne proprietà prima degli Acciaiuoli, poi dei Marzano, dei Caracciolo ed infine dei Doria, il quale appartenne al loro casato fino al 1950. Il castello dovette subire due violenti terremoti nel 1851 e nel 1930 ma, a differenza di altri monumenti di Melfi che furono gravemente danneggiati, il castello ne uscì quasi incolume. Al giorno d'oggi, l'edificio ospita il Museo Nazionale del Melfese, inaugurato nel 1976.

Bibliografia

Antonio Canino, Basilicata Calabria , Touring Editore, 1980;

Raffaele Licinio, Castelli medievali , Edizioni Dedalo, 1994;

Aurelio Musi, Napoli, una capitale e il suo regno, Touring Editore,2003

 

Indirizzo: Via dei Normanni

Facilities

  • Museo
  • Panorama

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