Castello Matagrifone A Messina

Castello Sicilia, Messina - Messina

Epoca
XIII Secolo
Visitabile
Si, gratuito
Proprietà
Pubblica

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Descrizione

Le storiche e numerose vedute prospettiche riassumono, meglio di qualsiasi descrizione, l’indiscusso valore strategico di questa grandiosa struttura. La collina, alta m 60 s.l.m., trascurando l’ulteriore soprelevazione delle fabbriche distrutte, tutt’oggi domina il centro della città, accreditando le ipotesi che vi riconoscono le condizioni ideali per la collocazione di un presidio militare, forse sin dal periodo bizantino. D’altra parte, Matagrifone, prima del forte Gonzaga (1540) e del Castellaccio (1547) era il complesso munito più elevato dell’area urbana, integrandosi alla cinta delle mura medievali, esattamente a cavaliere di una ceriera naturale per il controllo di offese belliche mosse contro la città dall’entroterra o, viceversa, delle frequenti azioni rivoltose della città stessa. Infatti, oltre alle eccezionali potenzialità visive sullo stretto, sul porto e sui territori intorno a Messina, prima dell’avvento delle armi da fuoco, la fortezza esercitava una copertura di tiro sul torrente Boccetta, arteria di comunicazione che immetteva nell’abitato, e sulla ruga mastra (via dei Monasteri, oggi via XXIV Maggio), tra le strade principali dell’originario assetto urbano.

La copiosa iconografia prodotta dal XV al XIX secolo consente una ricostruzione sommaria del complesso castrense, grazie anche alle significative (seppure esigue) testimonianze delle parti superstiti.
Il nucleo originario di Matagrifone sembra che sia stato un dongione, individuabile nella massiccia sagoma quadrangolare che s’inglobava in un corpo a corte, a sua  volta probabile esito della configurazione del castrum federiciano (1240). In questo blocco a corte, agli angoli sudorientale e nordoccidentale, sporgevano due torri poligonali, evidenti nelle restituzioni del Negro (1640) del Formenti (1704) e del Callejo (1719). Una cortina muraria più bassa, con torri circolari, abbracciava l’antico castello su tre lati e ne raddoppiava la superfice verso meridione costituendo una seconda terrazza munita. A    queste fabbriche, già eminenti sulla collina, si giustappose un poderoso ed esteso doppio ordine di bastioni con rampe e sistemi di accesso che foderarono completamente l’altura (secolo XVI).

Oggi gran parte dei muri scarpati resiste, con salti di quota che raggiungono anche i 15 m. Sotto il viale principe Umberto, come fondale di via delle Carceri, si trova una monumentale porta ad arco bugnato, con severe paraste di ordine dorico, plausibile ingresso alla fortezza dopo le trasformazioni cinquecentesche. Superiormente, un’unica torre poligonale, rimaneggiata e utilizzata come basamento per un traliccio campanario, con la sua definita muratura in blocchi calcarei inframezzati da elementi caratterizzanti (feritoie, mensole ed un’epigrafe celebrativa di Ferdinando il Cattolico datata al 1496), insieme ad un tratto del lato est del complesso, ormai sovrastato dalla mole del sacrario di Cristo Re (1935), sono le uniche tracce evidenti dell’imponenza del castello di Matagrifone.

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Come raggiungere

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Storia

Nel 1061 Roberto il Guiscardo munisce la città di Messina de grant forteresce – Amato, p. 238.

Nel 1081 Ruggero I pianifica per Messina il rafforzamento delle difese, con l’edificazione di un castellum (Malaterra, p. 77). S’ipotizza, nel sito di Matagrifone, la nascita di una prima torre – Santoro 1985, pp. 56-57; Sisci, Chillemi, Lo Curzio 1990, pp. 58-59.

Nel 1190 Riccardo Cuor di Leone, in viaggio verso la Terra Santa (Terza Crociata), sverna a Messina costruendovi il castello di Mategrifon, cioè di “ammazza-griffoni”; quest’ultimo era il nomignolo che gli europei del nord affibiavano a greci e levantini. Con buona probabilità, più che di un castello, si trattava di una macchina d’assedio in legno, pietra e cuoio, atta a controllare le mura della città appena espugnata – Gesta Regis Henrici, p. 138.

Nel 1191, a seguito di accordi con re Tancredi, Riccardo lascia Messina e smantella la fortezza – ivi, p. 162.

Nel 1240 ca. è in costruzione a Messina un castrum novum, probabile nucleo del Matagrifone – H.-B., V, pp. 877-878 (Agnello 1961, pp. 375-383; Giuffré 1980, pp. 26, 50; Maurici 1997, pp. 160-165).

Nel 1272 è censito tra i castelli demaniali con un contingente di 50 servientes – Di Giovanni 1881.

Nel 1282 gli angioini si asserragliano nel castello al comando di Michelotto Gatta – Fazello 1817, III, p. 209.

Nel 1283 i messinesi incendiano Matagrifone mentre vi sono reclusi molti angioini – ivi, p. 228; nello stesso periodo vi è tenuto prigioniero Carlo lo Zoppo, figlio di Carlo d’Angiò – Ganci Battaglia, Vaccaro 1968, p. 189.

Nell’ultimo quarto del XIII secolo è dimora della regina Costanza, moglie di Pietro III d’Aragona – Amico 1855-56, I, p. 551, II, p. 82; La Farina 1840, p. 124.

Nel 1460 il castello è in rovina come gran parte delle fortificazioni della città – Trasselli 1990, p. 47.

Nel 1464, dopo la rivolta dei messinesi, il viceré Requenses ordina di accrescere il presidio di Matagrifone con 19 uomini e tre bombarde – ivi, p. 62.

Nell’ultimo quarto del XV secolo, sotto Ferdinando il Cattolico, si amplia e ristruttura la fortezza – Sisci, Chillemi, Lo Curzio 1990, p. 66.

Nel 1516 un’esplosione distrugge parzialmente le sue strutture – Chillemi 1995, p. 39.

Nel 1540 ca. Antonio Ferramolino rinserra il vecchio castello in un doppio ordine di bastioni – Santoro 1985, p. 115.

Nel 1574 in una relazione se ne mortifica il valore di presidio, riconoscendogli solo un possibile utilizzo a fini reclusori – Giuffré 1980, pp. 49-55.

Nel 1674 è protagonista durante la rivolta antispagnola della città – Sisci, Chillemi, Lo Curzio  1990, p. 66.

Nella prima metà del XVIII secolo è duramente cannoneggiato durante le rivolte del 1718 e del 1734.

Nel 1759 è convertito parzialmente in convento degli Agostiniani scalzi – Sisci, Chillemi, Lo Curzio 1990, p. 66.

Nel 1838 le strutture della fortezza subiscono una conversione definitiva a carcere – AA. VV. 1902, p. 340.

Nel 1848 assediato e fortemente danneggiato dai messinesi nella rivolta contro i Borboni – AA. VV. 1902, p. 340.

Il disastroso terremoto di Messina del 1908 avrebbe apportato ulteriori, irreparabili danni ai ruderi rimasti del castello.

Bibliografia

Castelli medievali di Sicilia, guida agli itinerari castellani dell’isola; Regione Siciliana Centro Regionale per l’Inventario la Catalogazione e la Documentazione dei Beni Culturali e Ambientali.

Riccardo Cuor di Leone, Il Re Cavaliere; J. Flori.

 

Indirizzo: Centro Urbano, Viale Principe Umberto, Via delle Carceri, Via Grattoni

Facilities

  • Parcheggio auto
  • Panorama