Castello Maniace O Svevo Di Siracusa

Castello Sicilia, Siracusa - Siracusa

Epoca
XIII Secolo
Visitabile
Si, pagamento
Proprietà
Demanio
UNESCO

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Descrizione

Il Castello Svevo di Siracusa sorge sulla punta estrema dell'isola di Ortigia, a difesa del porto naturale, il cosiddetto "Porto Grande" di Siracusa. Il maniero è anche chiamato Castello Maniace, da Giorgio Maniace, un generale bizantino che nel 1038 d.C. riconquista per breve periodo la città dagli Arabi e porta in dono due arieti bronzei ellenistici, che poi vengono posti all’entrata del Castello stesso. Per tal motivo il castello ha impropriamente conservato il nome del condottiero, resta comunque il fatto che il castello è di origine sveva.

Il Castello Svevo si presenta come una poderosa struttura di 51 metri per lato (vedere sotto planimetria 1) e, con le sue quattro torri cilindriche agli angoli, riprendeva modelli di cultura araba e faceva parte di un sistema di castelli e torri distribuiti lungo le coste a difesa dell'isola.

Nella parte ovest vi è il portale d'ingresso con un bellissimo arco ad ogiva, sormontato dallo stemma imperiale di Carlo V (secolo XVI) raffigurante un'aquila bicefala (a due teste). Tra tanta severità colpisce la grazia decorativa del portale, la cui profondità della strombatura è sfruttata dai costruttori per realizzarvi dei virtuosismi artistici che poco si addicono ad un’opera preminentemente militare. In questi, sebbene erosi dal tempo vi sono ancora quattro (due per lato) figure zoomorfe. Ai lati del portale, poggiati su mensole, si trovavano i due arieti bronzei; uno di essi è oggi conservato al museo archeologico di Palermo, l'altro è andato perduto o distrutto nel 1848.

Nei pressi della torre ovest si trova il cosiddetto Bagno della Regina: vi si accede da una porta aperta nel paramento murario, scendendo poi da una scala intagliata nella viva roccia. Si giunge in un ambiente sulle cui dimensioni ed utilizzo molto si è fantasticato. Si narrava che fosse spazioso ed adorno di marmi, con sedili e vasche. Nella realtà si tratta solo di un piccolo ambiente di circa 1 metro quadrato ed altro non è che una fonte di approvvigionamento idrico del castello, che sfrutta una delle polluzioni di acqua dolce delle quali un tempo era ricca Ortigia.

L'interno del piano terreno del maniero, secondo la ricostruzione di G. Agnello del 1935, presentava un unico salone o piuttosto un doppio loggiato, privo di tramezzature, coperto da 24 crociere costolonate a pianta quadrata (metri 9,75 x 9,75 x 10,45 di altezza) poggianti su 16 colonne ed altrettante semicolonne e quarti di colonne addossati ai muri perimetrali. In mancanza di mura interne le spinte scaricano sulle colonne e soprattutto sulle mura perimetrali che presentano l'inconsueto spessore di 3,60 metri. Al centro del perfetto quadrato, sempre secondo G. Agnello, sarebbe esistito un cortile interno privo di copertura, una sorta di piccolo impluvium dalle dimensioni eguali a quelle di una crociera.

Anche secondo questa ipotesi ricostruttiva, le difformità rispetto ai castelli di Catania ed Augusta sono almeno pari alle affinità. Non si può parlare per il Castello Svevo di Siracusa, infatti, di ali edilizie dispiegate attorno al cortile centrale. Quest'ultimo inoltre, con le sue dimensioni molto ridotte rispetto alle spaziose corti degli altri due castelli, avrebbe assunto più le caratteristiche di un pozzo di luce che di un 'baglio'. L'ipotesi ricostruttiva di Agnello venne accolta e non sottoposta ad alcuna verifica per quasi mezzo secolo.

Nel frattempo, parte della critica si sbizzarrì a formulare altre ipotesi circa le origini di una tale inconsueta icnografia. Una di queste (De Angelis D'Ossat, 1968) arrivò ad interpretare il Castello Svevo come una "moschea federiciana a Siracusa", partendo dal confronto con moschee fortificate di area anatolica. Un'altra corrente critica, molto più realisticamente, evidenziò i rapporti che legano il salone ipostilo del castello ai refettori ed alle sale capitolari cistercensi (Bruhns, 1938; Wagner-Rieger, 1957, Bologna, 1969; Bellafiore, 1993).

Intorno al 1980 vennero scoperte le basi dei piedritti della campata centrale. Invece di colonne cilindriche, come negli altri casi, si trattava di un tipo particolarmente elaborato e ricco di pilastri a fascio, ognuno composto da tre colonneette marmoree. Risultò quindi evidente il particolare significato attribuito al quadrato centrale (Paolini, 1985). Successive ricerche confermarono ulteriormente la presenza, al posto dell'ipotetico impluvio centrale, di una campata coperta a crociera, come le rimanenti 24, ma enfatizzata dai quattro pilastri a fascio. La nuova ipotesi di ricostruzione del piano terreno come unico enorme salone ipostilo privo di cortiletto centrale è stata accettata in ultimo da G. M. Agnello, da G. Bellafiore, da A. Cadei e da S. A. Alberti.

Considerato il particolarissimo carattere architettonico del Castello Svevo di Siracusa, gli scopi residenziali e simbolico-rappresentativi dovettero essere preminenti fin dalla progettazione. Più ancora che il castello svevo di Augusta e quello di Catania, si volle che il Maniace fosse il segno della presenza dell'imperatore e della immanenza del suo potere. Secondo le ipotesi del Maurici dunque, all'indomani della crociata, della pace con il papato, delle costituzioni di Melfi e della repressione dei moti cittadini, Federico II concepì l'idea di un grande spazio imperiale esteso verso il Levante. Cipro, lo scalo marittimo di Tiro e quindi Gerusalemme avrebbero dovuto esserne i centri in Terrasanta.

Siracusa, con la gemella Augusta, venne progettata come bastione occidentale, porta di ingresso ai territori europei dell'imperatore per i sudditi orientali e capolinea dei traffici. Non vi è dubbio che, più ancora delle città costiere pugliesi, Siracusa, Augusta e Catania costituiscono i migliori porti di imbarco e sbarco sulla rotta dal regnum al Levante e viceversa. Nessun dubbio, inoltre, sul fatto che poche città e pochi luoghi potevano vantare la nobiltà, le attrattive e le potenzialità di Siracusa e del suo territorio. Si rese quindi necessaria la costruzione in città di un edificio degno di ospitare l'imperatore e tale da proclamare, su uno dei più importanti confini costieri dei territori sottoposti a Federico, la gloria e la potenza dell'impero. In tal senso aveva ragione Bruhns a parlare del Castello Maniace come di 'pietra di confine' del regnum, accostabile in questo all'altro straordinario monumento federiciano a carattere 'limitaneo: la Porta di Capua (Maurici, 1997).

In questa volontà di rappresentazione e comunicazione simbolica va ricercata la unictà icnografica e più generalmente architettonica del Castello Svevo di Siracusa. L'ispirazione di chi progettò la straordinaria costruzione sembra essere molto profonda. Secondo Maurici e G. M. Agnello l'idea originaria può essere ricercata nella nota miniatura di c. 142r del Liber ad honorem Augusti di Pietro da Eboli. L'immagine (vedere sotto planimetria 2), come dichiara la stessa didascalia originaria, rappresenta un teatrum imperialis palacii, senza comunque indicare il luogo dove eventualmente questo spazio si trovasse. Al centro della miniatura campeggia l'occhio di una sorgente, trasformata in figura solare in guisa di volto umano, con 24 raggi.

Tutto il castello è cinto da fortificazioni e per accedervi bisogna attraversare un ponte di pietra, fatto costruire da Carlo V nel XVI secolo, insieme alla cinta difensiva dell'isola, quando Siracusa venne trasformata in una roccaforte. La fortificazione era raggiungibile solo attraverso un ponte levatoio, colmato nel Cinquecento, che lo isolava dalla terraferma rendendola praticamente inespugnabile.

Oggi, dopo un lungo restauro, e la smilitarizzazione dalla storica caserma Abela (oggi Facoltà di Architettura dell'Università degli Studi di Catania), il monumento è tornato alla pubblica fruizione. Negli ultimi anni infatti, oltre all'apertura per le visite turistiche e culturali, il castello è stato sede di spettacoli dell'Ortigia Festival (fino al 2007), nonché sede del G8 ambientale (aprile 2009), alla presenza dei ministri dell'ambiente dei paesi industrializzati, e di altri eventi culturali.

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Prezzi ed orari

Come raggiungere

Autostrada Catania-Siracusa, uscita Siracusa sud, seguire le indicazione per l'isoletta di Ortigia. Il Castello Svevo si trova sulla punta estrema a sud.

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Cizzart

Cizzart

  • 18/02/2012

Un castello molto grande e affascinante, il luogo giusto per godersi silenziosamente la vista del mar Ionio.

André Marèk

André Marèk

  • 16/07/2010

Il Castello Svevo è una fortificazione straordinaria, sia per il luogo sul quale sorge sia per la sua struttura architettonica, intrisa di atavici simbolismi. Penso che per un visitatore che si appresti ad ammirare Siracusa, una visita al Castello Svevo sia d'obbligo. Ottimi i lavori di restauro, restano ancora da completare alcuni accessi alla fruibilità, come il "Pozzo della Regina" e la visita alle torri angolari.

Storia

Il Castello di Federico II a Siracusa, poi detto Maniace, viene costruito fra il 1232 e 1240. I primi documenti sulla sua fondazione sono le lettere che Federico invia il 17 novembre 1239 da Lodi a suoi sottoposti collegati alla costruzione del Castello, nelle quali l'imperatore si compiace per la diligenza con la quale Riccardo da Lentiniprepositus aedificiorum segue il castrum nostrum Syracusie e lo rassicura che la sua richiesta pro munitione castroum nostrorum Syracusie et Lentiní quam etiam pro Serracenis et servis nostris necessarium frumentum, ordeum, vinum, caseum, companagium, scarpas et indumenta è stata girata al tesoriere di Messina, il quale provvederà al più presto a fornirlo di tutto l'occorrente.

Si noti come l’imperatore usi i termini Serracenis e servis nostris, facendo riferimento agli operai presenti nel cantiere: i Saraceni, "tecnici specializzati" venivano regolarmente stipendiati, mentre i servi no. Nel 1240, quando i castra exempta rientrano sotto la giurisdizione imperiale, il Castello di Siracusa è annoverato fra questi. Si conoscono i nomi di due castellani svevi di Siracusa: Riccardo Vetrani ed il fedelissimo Giovanni Piedilepre, al quale fa riferimento un diploma di Manfredi del 13 agosto l263.

Sotto gli Angioini il Castello diviene patrimonio regio, censito nel 1273 da una commissione di inchiesta che parla di un Castrum Siragusie. La guerra fra gli Angioini e gli Aragonesi per il dominio del Regno vede il Castello opposto a difesa della città.

Per quasi tutto il XV secolo il Castello è una prigione. Nel 1448, dopo uno splendido banchetto tenuto nelle sale del Castello, il capitano Giovanni Ventimiglia, fa uccidere tutti i convitati, accusati di tradimento. Per questo prode gesto ottiene dal re Alfonso di Castiglia in dono i due arieti bronzei che ornavano sino a quel giorno il prospetto del Castello.

Alla fine del XVI secolo, nel piano più generale di fortificazione della città, Castello Maniace diventa un punto nodale della cinta muraria, progettata dall’ingegnere militare spagnolo Ferramolino. Nella metà del XVII secolo ulteriori opere fortificate comprendono lavori nel Castello, di non nota entità. Il 5 novembre 1704, una furibonda esplosione avvenuta nella polveriera sconvolge l'edificio. Brani di crociere e blocchi di calcare vengono lanciati nel raggio di diversi chilometri. Negli anni successivi si appresta la ricostruzione, che lascia intatte le parti rovinate dall'esplosione, mentre si creano tamponature per la realizzazione di magazzini. In età napoleonica il Castello rivive con funzioni militari e viene munito di bocche da cannone. Nel 1838, a salvaguardia dei moti che stavano scatenadosi in tutto il regno, i borbonici di Ferdinando vi innalzano una casamatta.

Il Castello viene consegnato al Regno di Savoia ed utilizzato fino alla seconda guerra mondiale come deposito di materiale militare. In seguito alla smilitarizzazione dell'area si sono succeduti numerosi lavori di restauro (l'ultimo terminato nel 2010) che hanno riportato il castello agli antichi splendori, diventando oggi uno dei castelli siciliani, e non solo, più suggestivi dell'isola, un vero e proprio simbolo del potere e della genialità dell'imperatore Federico II.

Bibliografia

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Bruhns L., Hohenstaufenschlosser, Konigstein in Tamus-Leipzig, 1938;

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Privitera F., Storia di Siracusa antica e moderna, 1879;

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Indirizzo: Via Castello Maniace 51, Isola di Ortigia

Facilities

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  • Parcheggio auto
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  • Panorama